Minacce verbali, intimidazioni e aggressioni fisiche: sono le angherie che quotidianamente subiscono migliaia di medici e infermieri durante l’orario di lavoro. Quello dei maltrattamenti nei confronti degli operatori sanitari all’interno degli ospedali sta diventando un fenomeno deprecabile sempre più diffuso, al punto che c’è chi ha pensato bene di dotarsi addirittura dello spray antiaggressione.
In effetti, i casi di cronaca che raccontano di aggressioni da parte di utenti e pazienti nei confronti del personale sanitario si sommano con estrema facilità negli ultimi tempi, senza considerare i tentativi di violenza sessuale subiti dalle dottoresse di guardia. E questo rappresenta davvero un grosso problema per medici e infermieri, già alle prese con evidenti carenze di carattere organizzativo, logistico e, soprattutto, numerico in molte delle nostre regioni. La vigilanza privata è un servizio non sempre presente e spesso anche costoso, e comunque non sempre in grado di garantire un livello di sicurezza adeguato.
Per capire la gravità della situazione basta sfogliare le pagine dei quotidiani locali. Un esempio concreto è quanto accaduto alcuni giorni fa all’ospedale San Luca di Vallo della Lucania (SA), dove un pregiudicato, ferito alla mano con una motosega, ha aggredito medico e infermiere di turno senza un apparente motivo. Ancora più eclatante è l’aggressione fisica subita da una dottoressa del Pronto Soccorso dell’ospedale di Treviglio (BG) messa in atto da una donna perché stanca di aspettare il proprio turno di visita. Ma questi sono solo alcuni degli innumerevoli fatti di cronaca.
Un’emergenza quotidiana che medici e infermieri sono stanchi di tollerare e affrontare da soli. Per questo nei nosocomi aumentano iniziative come corsi di autodifesa, nei quali viene spiegato anche come relazionarsi per gestire al meglio queste situazioni incresciose. Ma, come detto, c’è chi ha pensato anche di dotarsi di validi strumenti di difesa personale come lo spray peperoncino. È il caso di medici e infermieri del Centro di Igiene mentale di Eboli, costretti a lavorare in un clima perennemente ostile. Una decisione forte che potrebbe sembrare una provocazione, dovuta all’immobilismo delle autorità competenti, ma che invece è dettata dall’esigenza di difendere la propria incolumità fisica e psicologica.
Alessandro Farucci