Quello dell’utilizzo degli spray peperoncino nelle scuole sta diventando un fenomeno dilagante tra gli studenti italiani che merita un’adeguata riflessione sulle cause che lo determinano. Numerosi sono i casi di intossicazione all’interno delle classi negli ultimi mesi . L’ultimo in ordine cronologico avvenuto meno di un mese fa in un istituto superiore di Sarzana, in provincia di La Spezia, è a dir poco clamoroso: centinaia di studenti evacuati e 20 finiti d’urgenza al pronto soccorso.
A scatenare l’inferno un ragazzo di 20 anni, che aveva spruzzato apposta la bomboletta tra i compagni per gioco, ignaro, a suo dire, delle conseguenze del suo gesto. Uno scherzo che non gli ha tuttavia evitato una denuncia per procurato allarme e due settimane di sospensione, sostituite da un periodo di volontariato in un’associazione di pubblica assistenza.
E a non essere risparmiate da questo fenomeno in tutta la penisola sono anche le scuole elementari. Ma al di là di quali possano essere le contromisure da adottare affinché gli studenti non commettano più questi gravi errori, rimane una questione di fondo importante: come è possibile che bambini o ragazzini di 10 o 15 anni entrino in classe con uno spray OC?
Sicuramente responsabile è la scuola stessa, rea di non monitorare sufficientemente il comportamento tenuto dagli studenti; ma ancora più grave è la totale superficialità dei genitori, che sembrano ormai non avere più contatto con la realtà. C’è poi il discorso della detenzione di spray urticante da parte dei minori: come più volte sottolineato da Sprayantiaggressione.it, è indispensabile cercare di comprendere in che modo e chi li fornisce nonostante il divieto di vendita agli under 16 imposto dalla legge.
E proprio questo il principio da cui far partire una riflessione, ovvero non tanto il fatto che a mancare è la consapevolezza riguardo l’utilità e l’extrema ratio di utilizzo di questo prodotto, quanto proprio il fatto bambini e ragazzini non debbano esserne possessori a prescindere.
Alessandro Farucci